Storia dei restauri della Villa del Casale di Piazza Armerina
La Villa Romana del Casale sorge a 4 km circa da Piazza Armerina in un territorio bagnato dal fiume Gela. La villa con i suoi 3500 mq di superfici mosaicate è l’edificio del periodo tardo antico più grande rinvenuto fino ad ora nel Mediterraneo. Dal 1997 è Patrimonio dell’Unesco.
I resti della villa, di cui nel tempo si erano perse le tracce, vengono notati già in epoca borbonica ed in parte “saccheggiati” da alcuni studiosi inglesi. Gli scavi sistematici iniziano sotto l’allora sovrintendente di Siracusa Paolo Orsi che ne intuisce la grandiosità, limitandosi, tuttavia, solo allo scavo del triclinio. La ricerca archeologica si concentra sulla villa negli anni ‘50 del secolo scorso con Vinicio Gentili a capo della missione.
Questa campagna di scavi riporta interamente la villa allo scoperto.
Restauro Minissi
Terminati gli scavi, ci si pone da subito il problema della copertura specie per preservare i pregevoli mosaici rinvenuti. La villa, che sorge in una vallata, in un compluvio di acque, necessitava sia di protezione dagli agenti atmosferici, quali sole e pioggia, che dalle acque che scorrevano nella vallata stessa. La prima grande opera riguarda la costruzione di un canalone di guardia utile a deviare parte del flusso di queste acque della vallata.
Per risolvere, invece il problema della copertura, si decide di affidare il progetto a Franco Minissi, importante architetto del tempo, che pone l’attenzione su alcuni punti:
- La protezione deve escludere le infiltrazioni d’acqua
- La copertura deve alludere ai volumi dell’antica villa e garantirne una fruizione didattica
- Il percorso di visita alla villa deve impedire che vengano calpestati i mosaici.
Franco Minissi, a cui si deve il primo assetto museografico della villa, sceglie di applicare delle idee innovative, figlie del tempo.
Per questa ragione per proteggere la villa dalle intemperie realizza una copertura in plastica trasparente (plexiglass) sorretta da tubi d’acciaio. Lo stesso plexiglass viene utilizzato per coprire il perimetro esterno della villa.
In più, per permettere ai visitatori di godere di una eccezionale fruizione, crea delle passerelle che poggiano sulle creste dei muri interni.
Ma…
Questo restauro, seppure innovativo e rispondente ad una serie di immediate soluzioni, nel tempo si è rivelato non adeguato. La plastica usurandosi ha permesso all’acqua di infiltrarsi ed al sole di produrre temperature elevate che hanno alterato la stabilità di alcuni dei materiali antichi, come i mosaici. Visti i grossi problemi generati dalla copertura, Minissi è chiamato più volte ad intervenire.
In una delle ultime modifiche apportate al progetto originale sostituisce i listelli plastificati che chiudevano le pareti laterali con elementi in vetro. Decide, inoltre, di chiudere con altrettante finestre in vetro anche l’area del peristilio centrale, originariamente rimasta aperta. Queste ultime da un lato difendono la villa dalle piogge, dall’altro producono temperature ancor più elevate che danneggiano inesorabilmente affreschi e mosaici.
Restauro Meli 2007-2012
L’ultimo restauro della villa vede l’avvio dei lavori nel 2007 e la sua conclusione nel 2012. La nuova direzione dei restauri è affidata all’architetto Guido Meli che fa propria l’esperienza di Minissi. Decisiva, questa volta, è la collaborazione di innumerevoli figure specialistiche – chimici, fisici, architetti, restauratori, archeologi – tutti al servizio della stessa causa, tutelare e proteggere questo immenso patrimonio.
Il nuovo restauro pone l’accento su nuovi punti:
- La nuova copertura deve essere riconoscibile e fatta di materiali compatibili con le strutture antiche.
- La resa dei volumi deve rispondere quanto più possibile al progetto originale
- Il nuovo sistema delle passerelle deve risultare accessibile anche ai disabili
- Il restauro dei mosaici prevede in prima battuta un drenaggio dell’acqua accumulata nel sottosuolo
La copertura del nuovo restauro si compone di una serie di capriate in legno prefabbricate che sorreggono pannelli in fibra di vetro opachi e coibentati che evitano il passaggio di luce e calore.
Durante il restauro si procede al ripristino delle canalette antiche per evitare, come nel passato, si creino nuovi episodi di depositi alluvionali dentro la villa.
I mosaici della villa
Insieme alla messa in opera della nuova copertura, ciò che ha richiesto maggiore tempo e denaro è stato senza dubbio il restauro dei mosaici. La pulitura, lo smontaggio, il rimontaggio e l’integrazione dei mosaici, hanno coinvolto decine di professionisti provenienti da varie realtà.
Nel nuovo progetto di restauro grande attenzione è stata riservata alla centenaria (100 piedi romani) basilica ed ai suoi meravigliosi pavimenti marmorei, esclusi completamente dal precedente percorso di visita.
Infine un ultimo sforzo, anche se incompleto, è stato dedicato agli affreschi di alcune delle innumerevoli stanze della villa.
Tutto questo grande lavoro ci permette oggi di avere un quadro più completo dell’immenso apparato decorativo della villa e di poterne apprezzare in pieno il suo grande valore.
Sonia Fazio