La coltivazione del gelsomino e le gelsominaie di Milazzo
Nel 1928 si sviluppò, in particolare nella piana di Milazzo, la coltivazione estensiva del gelsomino. Questo delicato fiore bianco era importante per le distillerie che preparavano le essenze, in particolare quelle destinate alla produzione di profumi.
La lavorazione dei fiori di gelsomino
I fiori una volta raccolti venivano puliti da foglie e rametti per essere inviati alla fabbrica. Venivano quindi pestati, macinati e lavorati fino a ottenere una pasta giallastra e profumata detta concreta.
Nel periodo di massima produzione a Milazzo, le distillerie Gemelli e Bonaccorsi, D’amico e Vece, producevano 3-4 Kg di concreta giornalieri destinate principalmente alla città di Grasse, nella Francia meridionale.
Nel 1946 c’erano 12 aziende produttrici di gelsomino nel milazzese che davano lavoro a più di 2000 persone. Infatti, la raccolta e la lavorazione del gelsomino richiedeva molta manodopera. Per produrre 1 kg di concreta erano necessari circa 330 kg di fiori. Ogni gelsominaia raccoglieva in media circa 3 kg di fiorellini al giorno e la sua paga era di 25 lire giornaliere.
La giornata lavorativa delle gelsominaie
Le gelsominaie lavoravano di notte incominciando alle due del mattino, a volte anche prima, chine a raccogliere i minuscoli fiorellini stellati, fino al sorgere del sole. Il gelsomino nelle ore notturne raggiungeva, infatti, il massimo del suo profumo ed il sole ossida il bianco del fiore.
Le donne indossavano dei grembiuli con una grande tasca cucita davanti che serviva per riporre i fiori, una volta riempita veniva svuotata nelle ceste. Il periodo della raccolta avveniva generalmente da luglio a dicembre.
Il lavoro nei campi
La raccolta dei gelsomini era un lavoro molto duro. Coinvolgeva soprattutto ragazze e madri di famiglia che spesso erano costrette a portarsi dietro i figli. I bimbi più piccoli dormivano nelle ceste accanto alle madri mentre i più grandicelli aiutavano le madri a raccogliere i fiori. Le donne lavoravano scalze in terreni umidi e fangosi. Proprio per questo motivo, le gelsominaie si ammalavano di anchilostomiasi detta anche “malattia dei vermi”. Era infatti provocata dal verme anchilostoma che, penetrando attraverso la pianta dei piedi e diffondendosi poi negli organismi, provocava gravi anemie, stati depressivi fisici e psichici, riduzione del ferro nel sangue.
Le proteste delle gelsominaie
Le dure condizioni di lavoro e la paga scarsa generarono nel tempo malcontento tra le lavoratrici.
Le proteste esplosero nell’estate del 1946 e ad agosto le gelsominaie proclamorono il primo sciopero che durò 9 giorni. Alcune di loro furono arrestate, ma la protesta continuò incoraggiando altre donne sfruttate e mal pagate.
Ma un giorno le raccoglitrici incrociarono le braccia e fecero cadere a terra il gelsomino delicato, che il sole appassì e fece nero.
così scrisse Vincenzo Consolo in L’Olivo e l’Olivastro.
La loro protesta cominciò ad avere una eco nazionale e le gelsominaie ottennero finalmente un aumento ed innanzitutto gli stivali per proteggersi i piedi.
La crisi del gelsomino
Verso la fine degli anni ’60, però, la coltivazione del gelsomino cominciò ad entrare in crisi. Diverse le cause; da un lato la concorrenza di colture in altri paesi esteri e dall’altro la comparsa di fissatori sintetici che, sul mercato dei profumi, soppiantarono i derivati del gelsomino, più costoso e difficile da ottenere.
Le aree della Piana di Milazzo coltivate a gelsomini si restrinsero sempre di più fino alla completa chiusura delle aziende nel 1978.
Per onorare il coraggio e la determinazione di queste donne il Comune di Milazzo decise di intitolare una strada nel 2013, proprio con il nome Via Delle Gelsominaie.
Renata Caminiti