
Dalle cave di caolino a San Calogero: diverse sfaccettature di Lipari
Un’escursione che parte dalle cave di caolino a San Calogero. Giungiamo a Lipari con l’aliscafo o il traghetto, noleggiamo un mezzo privato oppure saliamo su un mezzo pubblico e dirigiamoci verso il lato occidentale dell’isola di Lipari. Siamo arrivati nella frazione di Quattropani. Percorriamo una strada che si snoda in tornanti nel verde isolano tra promontori e valli di origine vulcanica. Prima tappa, cosa vedete?
Le cave di caolino
Questa roccia contiene caolinite, un minerale silicatico delle argille. Le cave venivano usate già in antichità fino agli anni ’50. Gli usi del caolino sono diversificati:
- edilizia;
- ceramica;
- colorante;
- detersivi;
- industria farmaceutica.
L’isola di Lipari ci offre la zona più antica dal punto di vista geologico, qui possiamo notare una forma di vulcanesimo secondario. Formazioni argillose bianche acquistano in superficie alcune sfumature di colore, che sono causate dalle fumarole.
Il Pittore di Lipari
Gli artigiani greci mescolavano il caolino e l’argilla per fabbricare i vasi adesso esposti al Museo Archeologico di Lipari. Infatti frammenti di ceramica sono stati trovati all’interno delle cave. Il Pittore di Lipari tra il IV e III secolo a.C. utilizzava un’argilla di colore nocciola chiaro e dipingeva le figure con colori pastello. Dal bianco caolino mescolato con l’argilla deriva il colore chiaro dei suoi vasi, che fa da sfondo a figure sovra dipinte in giallo, rosa ed azzurro.
Il versante occidentale dell’isola

Fossile di palma nana
Diversi depositi hanno riempito il lago risalente a 100.000 anni fa, così includendo anche la sua flora. Infatti furono scoperti fossili di palma nana. La località Palmeto prende il nome grazie alla presenza, tuttora, di questa particolare pianta. Inoltre in primavera possiamo godere della vista di orchidee spontanee e del gabbiano reale.
Rimettiamoci in cammino! E raggiungiamo una tholos termale, quella di San Calogero.
Unico monumento di architettura micenea fuori dalla Grecia
La tholos è un’antica testimonianza datata dall’epoca del Bronzo Antico a quella romana. La parte più antica consiste in una stufa termale circolare con copertura a cupola: esattamente conforme alle tombe a cupola, appunto tholoi, della Grecia micenea tra il XVI e XIV secolo a.C. La nostra stufa è più piccola, perché destinata a mantenere il calore. Appoggiata sulla roccia è corrispondente ad una sorgiva calda che ancora oggi sgorga all’interno. Il materiale usato è:
- pietra del Fuardo chiara resistente al vapore
- pietra lavica grigia soggetta alla corrosione
Greci, romani e bizantini ne conservarono l’uso, testimoniato dal ritrovamento di ceramiche. Alcune vasche furono aggiunte in epoca romana e nel 1867 furono poste alcune panchine di marmo alla parete. Evidentemente erano utili ai pazienti dell’ospedale. Infatti le sorgenti termali erano salutari, secondo l’opinione di scrittori di età greca e romana. Le acque hanno una temperatura di 50° centigradi, sono poco profonde e provengono da precipitazioni. Ma presentano elementi vulcanici, quindi sono ricche di anidride carbonica e acido solfidrico.
San Calogero
Le terme prendono il nome dal santo, in quanto, secondo una leggenda medievale, San Calogero fece sgorgare le acque dalla montagna. Nel 530, dopo un periodo di decadenza delle terme causato dal terremoto del IV secolo, San Calogero riattivò così le terme. Il monaco eremita Calogero, dal greco “buon vecchio”, si recò a Lipari per predicare e prestare cure agli ammalati con le acque sulfuree, convertendo molti abitanti. Un busto reliquiario di argento lo raffigura ed è collocato nella Cattedrale di San Bartolomeo a Lipari.
Le vicissitudini della tholos
La prima documentazione della tholos di San Calogero si trova in un disegno di Jean Houel del 1782. Purtroppo un forte terremoto nel 365 d.C. causò alcuni danni alle terme di San Calogero. Studiosi settecenteschi, come Spallanzani, confermarono le proprietà curative delle acque, soprattutto per le malattie cutanee. Ma la struttura ebbe anche periodi di decadenza. Lo stabilimento termale, chiuso nel 1975, era stato aperto nel 1872 con l’avvicendarsi di numerosi gestioni. Quest’ultime non riuscirono a trarre il guadagno desiderato a causa di eventi storici e catastrofi naturali. Si sono susseguiti numerosi progetti per l’adeguamento igienico-sanitario dell’edificio. Ma le terme non furono più riaperte, se non come museo per ricordarne il passato.
Certamente quest’escursione offre la possibilità di conoscere Lipari da diversi punti di vista: geologia, botanica, archeologia e storia.
Brigida Carrubba