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necropoli casa dello studente
12 Giu

La necropoli alla Casa dello Studente di Messina

Durante gli anni Novanta del secolo scorso nella città di Messina sono stati condotti diversi interventi di
scavo. Per realizzare la nuova mensa della Casa dello Studente in Via Cesare Battisti sono stati eseguiti sbancamenti che hanno portato in luce resti archeologici, come una necropoli.

Si tratta di un’area del centro urbano, ampliamente edificata, dove fino ad allora non era stato mai possibile effettuare scavi a quote cosi profonde. Lo scavo ha evidenziato un’articolata stratigrafia, nella quale sono state riconosciute sei fasi principali di frequentazione dell’area.

Di queste l’unica ad essere stata scavata in estensione è la più antica, datata alla preistoria e nello specifico all’Età del Bronzo. La frequentazione di questa area in tale periodo si articola in due momenti diversi:

  • lo sviluppo di un villaggio, distrutto poi da un alluvione;
  • una necropoli ad enchytrismos, cioè dove i corpi venivano inumati in posizione rannicchiata entro in grandi vasi (pithoi), che si è sviluppata al limite della zona precedentemente occupata dal villaggio.

Descrizione della necropoli

La necropoli rinvenuta nel terreno della Casa dello Studente ha restituito 11 tombe. Si tratta di sepolture all’interno di pithoi chiusi da una teglia-coperchio capovolta e poi coperti da un piccolo tumulo di pietre.

I corpi venivano messi in posizione rannicchiata con la testa verso l’imboccatura del grande vaso. Ogni vaso conteneva un singolo individuo, ad eccezione di uno che presentava due scheletri: un individuo femminile insieme ad un bambino.

necropoli via cesare battistiI corredi sono rari; solo nel caso della sepoltura doppia è stato rinvenuto più di un centinaio di astragali (osso del piede) di vari animali domestici. Gli astragali nei corredi funerari in genere erano connessi a sepolture di bambini e gli si attribuiva un potere magico: infatti erano spesso utilizzati nelle pratiche oracolari. Mentre il loro uso è ben documentato in età greca, è invece difficile spiegare la loro funzione in una necropoli di età preistorica. Dall’analisi del materiale rinvenuto (pithoi e teglie di copertura) e di alcune caratteristiche del rituale, la necropoli si data all’età del Bronzo Antico.

Ma dove potete ammirare questi pithoi?

Quattro di questi grandi vasi (pithoi) sono esposti nel Teatro Vittorio Emanuele di Messina; andando ad assistere a qualche spettacolo, forse vi sarete trovati a qualche metro dalle vetrine che li ospitano al primo piano senza accorgervi della loro presenza; gli osservatori più attenti, tuttavia, si saranno chiesti da dove provengano e perché si trovino esposti qui. Si tratta di un lascito della grande mostra Da Zancle a Messina che il teatro ha ospitato nel dicembre 1997. Un’esposizione importante non solo per la ricerca archeologica di Messina, ma per l’apporto alla conoscenza della storia e delle radici culturali della città e del suo territorio.

Altri pithoi sono invece esposti nell’ex chiesa del Buon Pastore, sconsacrata negli anni ’30 del secolo scorso e adiacente alla sede della Soprintendenza.

Questo edificio è stato recuperato ed è oggi una sala espositiva aperta al pubblico, nella quale è possibile ammirare alcuni reperti rinvenuti durante vari scavi effettuati nella città di Messina, a tutela del ricchissimo patrimonio archeologico che, purtroppo, è ancora oggi poco noto ed apprezzato.

Luana La Fauci

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