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19 Dic

Carlo V e la frutta di Martorana

Carlo V, l’imperatore sull’impero del quale “non tramontava mai il sole”, sbarcò a Trapani il 20 agosto del 1535. In seguito alla conquista di Tunisi, grandi furono i festeggiamenti in suo onore. Carlo V era il primo sovrano a visitare la Sicilia dopo Alfonso il Magnanimo.

La visita di Carlo V in Sicilia

Da Trapani si spostò verso Palermo, sostando prima a Monreale e arrivando nel capoluogo il 13 Settembre. Durante il suo soggiorno ricucì i rapporti tra impero e nobiltà siciliana, ma si ricorda anche una sua visita al monastero delle “nobili signore dell’ordine di San Benedetto”, suore conosciute come Monache della Martorana.

La storia della frutta di Martorana

L’ordine religioso era stato istituito nel 1194 dalla nobile Eloisa Martorana. Infatti l’ordine prese il suo nome, come era avvenuto per la Chiesa adiacente al convento.

Il giardino del loro monastero era conosciuto per gli aranci rigogliosi e carichi di frutti che in estate erano però spogli. Carlo V, notoriamente ghiotto di arance, aveva sentito parlare della dolcezza e succosità degli agrumi prodotti dalle piante di quel giardino, e aveva espresso il desiderio di assaggiarli.

Ma le alte temperature dell’estate palermitana non erano certo adatte a quei frutti tipicamente invernali. Così, le monache della Martorana appesero ai rami degli alberi i dolcetti di marzapane di loro produzione la cui ricetta custodivano gelosamente. Il loro aspetto era talmente simile a quello dei veri agrumi che l’imperatore si convinse della loro autenticità.

Carlo V volle assaggiarli e li trovò deliziosi. In seguito ordinò alle scaltre suore di rifornirlo continuamente di frutta di Martorana. Da allora la pasta di mandorle, ingrediente principale dei dolcetti, prese il nome di “pasta reale” o “pasta riali” in dialetto siciliano, perché non mancava mai a corte.

Ed oggi…

Nel 1866 con la soppressione degli ordini religiosi cessò, però, la produzione dolciaria nel convento. Nonostante tutto, la frutta di Martorana continuò ad essere molto conosciuta a Palermo perché i pasticceri cittadini si erano impadroniti della ricetta originaria e ne producevano in larghe quantità.

Ancora oggi nelle vetrine delle pasticcerie siciliane, indipendentemente dalle stagioni, i dolcetti di pasta reale non mancano mai.

 

Caterina De Simone

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